… a proposito di QSO, DX, tecnologia … e radiantismo…..
Da parecchio tempo avevo voglia di condividere con voi alcune idee che mi frullavano per la testa e che non riuscivo a tradurre in qualcosa di concreto… stasera ho pensato di buttare giù qualche flash per capire se sono il solo ad avere questi pensieri….
Come parecchi di voi sanno chi scrive è radioamatore da oltre 50 anni, per la precisione dal 1966….
Quando mi avvicinai alla radio ero studente dell’istituto tecnico e trovavo nella radio tutto un mondo di opportunità di scoperta e di attivismo…. fu proprio la radio che mi fece scegliere il mio successivo percorso professionale….
Come tanti il passaggio dalla fase di “studente” a quella di “professionista” mi ha portato ad allontanarmi dalla radio a favore di altre tematiche che si calavano sulla concretezza e l’attualità…
Quando dopo 35 anni sono ritornato alla fase “ludica” la radio è stata il mio terreno di approdo atteso per tanti anni…..
…. purtroppo mi sono dovuto rapidamente rendere conto che tante cose erano cambiate... anche se tante cose erano rimaste immutate…
Quello che era cambiato era soprattutto l’aspetto “tecnologico” e tutto ciò che ad esso era collegato: una per tutte la scomparsa quasi completa delle trasmissioni commerciali in onde medio-corte e la trasformazione da analogico a digitale delle tecniche di realizzazione delle apparechiature di ricetrasmissione…
Quello che invece era rimasto sostanzialmente immutato era la tipologia di attività: una per tutte la passione per i collegamenti a lunga distanza… il DX !
Il DX da sempre è stato sicuramente il principale stimolo che ha spinto ogni radioamatore a cercare sempre nuove strade, nuove tecniche di trasmissione, nuove antenne, nuove apparecchiature per aumentare la potenza di trasmissione….
Il DX era il motore che spingeva ad interessarsi di macchie solari, di condizioni meteo, di tecniche quali l’EME o il meteor-scatter….
In realtà il DX sintetizzava una sfida: riuscire ad arrivare dove gli altri non arrivavano o nel modo più “economico” per es. senza impiegare enormi potenze o usando antenne di costo minimale….
Il DX riduceva l’obiettivo del collegamento allo stretto indispensabile: quello che contava era ricevere dei magici numeretti che “dimostravano” il contatto…. qualcosa di ben diverso e molto lontano dal classico QSO salottiero tra amici in cui si passavano delle ore discorrendo del più o del meno 🙂
Spesso il DX era anche un modo per “dimostrare” la bontà delle proprie apparecchiature: antenne in primis ma anche RTX e altri dispositivi associati….
E qui subentravano le dolenti note…. spesso riuscire a fare un DX dipendeva non solo dalle apparecchiature, ma soprattutto dalle condizioni di propagazione o semplicemente da situazioni contingenti quali ad es. contest o simili avvenimenti che “aumentavano” la potenziale popolazione di OM online consentendo così di raccogliere più facilmente dei feadbacks….
Quanti di noi ricordano le lunghe ore trascorse a scorrere con la manopola del VFO le bande alla ricerca di un segnalino…. per poi scoprire che l’OM aveva deciso di chiudere 🙁
O quanti di voi non ricordano le notate trascorse vicino alla radio per aspettare le magiche aperture verso l’alba per collegare via long path il giappone o la nuova zelanda…..
DX non significava solo fare collegamenti bidirezionali: molti, tra cui il sottoscritto, trovavano eccitante fare caccia ad DX anche in bande non radioamatori: il terreno di caccia più interessante erano le onde medie e le bande tropicali dove si riuscivano ad ascoltare stazioni locali al di là dell’oceano o in altri continenti con delle tecniche molto sofisticate e sfruttando al meglio la propagazione a quelle frequenze….
Le bande VHF/UHF erano un discorso a parte…. anch’esso molto eccitante…. purtroppo negli anni di mio black-out radio in queste bande è prevalso l’aspetto “salottiero” a quello tecnico per cui ho scoperto che c’è stata una enorme proliferazione di ponti… la cui funzione in realtà è sempre stata per me un interrogativo: ovvero quello che non ho mai realmente capito è a che cosa potessero servire in un periodo in cui ormai il diffondersi delle reti radiomobili e di internet rendevano praticamente disponibile sistemi di interazione sociale estremamente più potenti e disponibili….
La motivazione principale che ha spinto tutti ( sezioni e singoli individui) ad investire sui ponti è stata in realtà la volontà di fare qualcosa che potesse assomigliare molto al servizio svolto appunto da quelle altre reti, ma mantenendosi indipendenti da esse: un motivo che è sempre stato sbandierato è stato quello delle emergenze….
Purtroppo. a mio modo di vedere, non si è mai riusciti a fare qualcosa di realmente funzionale tant’è che oggi se ci si mette in ascolto sulla gamma dei ponti in VHF il meglio che si riesce ad ascoltare sono gli annunci (obbligatori) periodici che consentono di scoprire che ci stanno dei ponti 🙂
Quello che purtroppo è completamente scomparso è l’aspetto “tecnico” delle frequenze VHF/UHF e delle loro potenzialità….
Un discorso ancora più tragico è stato quello delle frequenze SHF dove si è continuato ad usare un approccio alla comunicazione tipica delle bande HF, senza considerare il potenziale che queste bande consentivano e consentono impiegando le nuove tecniche di comunicazione nel frattempo comparse sulla scena…..
Il paradosso è che queste bande sono diventate terreno di azione di soggetti il cui obiettivo è quello di usare queste bande come meccanismo di accesso ad internet, tralasciando tutto il potenziale di sperimentazione che queste frequenze consentono…
Alla luce di questi discorsi gli interrogativi che sorgono a mio avviso sono numerosi e portano a riflettere, riconsiderare ed aggiornare il nostro modo di vivere il nostro hobby, riportandolo a quello che è sempre stato: una palestra per stimolare l’ingegno, dare sfogo alla nostra volontà di innovazione e consentirci di sentirci ancora vivi ed attivi…..
Esistono però dei passaggi assolutamente obbligatori che vorrei provare ad elencare:
- abbandonare il clima di “amarcord” con cui tanti di noi guardano al passato: è bello ma non serve se non a deprimersi e rinunciare ad un approccio attivo verso il presente ed il futuro….
- guardare criticamente al passato, individuare ciò che oggi, grazie alle nuove tecnologie è possibile fare e applicare queste tecnologie a fare meglio, più agevolmente e con maggiore possibilità di ottenere risultati ciò che in passato si faceva; una per tutte: come fare DX negli anni 2000 ?
- guardare al presente ed al futuro e vedere cosa possiamo oggi fare per aggiungere dei bit a ciò che già si fa o si conosce, per fare di più o meglio…; una per tutte: come sfruttare oggi le bande SHF alla luce delle nuove tecnologie ?
- rivedere il nostro rapporto con la tecnologia: la storia sicuramente serve come fondamento del presente, ma la tecnologia è soprattutto futuro: non avere paura di addentrarsi in nuovi mondi…. quanti di noi erano esperti di tecniche radio all’inizio della loro esperienza ?… eppure piano piano siamo diventati esperti ed oggi ci sentiamo a nostro agio… Nulla impedisce di diventare esperti di nuove tecnologie… è solo questione di interesse, volontà, pazienza …. e tempo… ma proprio il tempo penso che non ci manchi!
Dove voglio arrivare: fare il radioamatore oggi a mio avvivo può essere ancora più eccitante che in passato se abbiamo la voglia e l’interesse di ritornare alla base del nostro hobby: la radio è essenzialmente gioco…. diceva il prof. Ceccato , illustre teorico della scienza, che il “gioco” è il principale motore di tutte le attività umane…. ” l’ideale per noi è affrontare come ‘gioco’ tutto… innanzitutto il ‘lavoro’…. vedrete”, sosteneva, “che tutto riuscirà meglio !!!!!”
Anche questa lezione che ci hai data con questo scritto suscita in molto interesse (ci vorrebbe più tempo a disposizione). Grazie Michele.