Open Source: chi è costui…?
Chi tra voi ha avuto la pazienza di leggermi nelle precedenti divagazioni si sarà sicuramente reso conto che fare della sperimentazione oggi su temi che riguardano la radio e le tecnologie che ci girano intorno passa per una serie di “forche caudine”…..
In aggiunta alla naturale propensione allo smanettare le nuove tecnologie richiedono purtroppo sempre più spesso dei veri e propri “atti di fede”... o almeno tali possono apparire a tanti di noi i discorsi di “stratificazione” di cui ho spesso parlato.
Mentre in passato bastava aprire lo chassis di un apparecchio per scoprire il 99% del contenuto, eventualmente facendo quella che spesso si indica come “reverse engineering” ( ovvero ricavare gli schemi dai circuiti) , oggi purtroppo aprendo uno chassis ci si trova di fronte ad una serie di “scarrafoni neri” che nel migliore dei casi hanno delle sigle astruse e per niente esplicative di cosa mai possa esserci all’interno….
Volendo capici qualcosa bisogna passare per le “forche caudine” della “documentazione” che semmai possa essere stata rilasciata per quegli scarrafoni….
Come se non bastasse spesso gli scarrafoni sono degli oggetti “programmabili” ( ci ritorneremo prossimamente…) il cui “programma” viene “scaricato nel chip all’atto della inizializzazione del circuito… e Dio solo sa che cavolo possa contenere…..
Un capitolo a parte ma del tutto simile è quello del SW (Software) che tipicamente viene contenuto in delle memorie non volatili in un formato cosiddetto “eseguibile” e che pur essendo comprensibile al microprocessore di turno, risulta spesso assolutamente indecifrabile per l’uomo essendo scritto in un linguaggio “macchina” praticamente indecifrabile…..
Da questi discorsi appare evidente che oggi è estremamente più difficoltoso di una volta “mettere le mani” in qualcosa che si recupera sul mercato….
Ovviamente tutto questo è assolutamente normale e comprensibile per oggetti “immessi sul mercato” non fosse altro allo scopo di “proteggere” la proprietà intellettuale che sta dietro certe realizzazioni e che se non opportunamente protetta regalerebbe per gratis ai competitors gli sforzi che una certa azienda ha fatto per sviluppare quel prodotto….
Una evidente ricaduta di questa situazione che si è andata creando intorno agli anni 80-90 dello scorso secolo è stata la sempre maggiore coscienza che questo modo di procedere, basato sull’arroccarsi di ognuno sulle proprie “proprietà intellettuali” , creava dei macroscopici sbarramenti alla diffusione delle conoscenze soprattutto nelle nuove aree di sviluppo tecnologico che spesso portava a vere e proprie distorsioni del mercato delle tecnologie che si avviava sempre più verso il terreno delle “liti legali” piuttosto che delle sfide tecnologiche….
Da queste evidenze ha preso piede una tendenza che inizialmente timidamente, poi sempre più con convinzione ha portato a quello che oggi tutti conoscono come “Open Source”.…
Il termine ha preso origine dal Software: infatti ogni programma SW per i computer prima di diventare “codice eseguibile” per un certo processore viene progettato usando dei linguaggi molto più vicini all’uomo che non alla macchina che poi vengono “compilati” per renderli comprensibili alle macchine: si parla di “codice sorgente” …. diversamente dal codice “oggetto eseguibile” un “codice sorgente” è facilmente comprensibile e quindi modificabile, copiabile, riutilizzabile…..
Ovviamente distribuire il codice sorgente “source code” in inglese, equivale a rendere facilmente copiabile il SW e quindi fa crollare tutto il castello della “proprietà intellettuale e della sua protezione !!!!!
E’ evidente allora che solo dei pazzi si potrebbero imbarcare nel distribuire del codice sorgente per cose serie…. e in effetti all’inizio quello che è successo è stato proprio questo: ci sono stati dei soggetti che hanno preso l’iniziativa di distribuire del SW in modo “sorgente” chiedendo semplicemente ed accontentandosi… di mantenere nel codice la citazione di chi inizialmente ha creato e sviluppato quel SW… richiedendo però in cambio che chi andasse a modificare quel SW, ne distribuisse anche lui i sorgenti mettendoli a disposizione di tutti…. !!!!!!!
Da gioco il discorso ha rapidamente assunto i connotati di una vera e propria valanga: infatti il sistema consentiva di attrarre su certi temi dei contributi da parte di persone sempre più esperte, di vere e proprie organizzazioni che trovavano utile quel SW, etc. etc. per cui è nato il fenomeno del “Open Source” con le connotazione in cui oggi lo conosciamo.
Il passaggio dal SW all’HW è stato del tutto naturale considerando che oggi l’HW è sempre più spesso progettato, testato e realizzato sfruttando degli strumenti e delle metodiche SW.
Nel corso degli anni si è ovviamente proposto il fenomeno dei “portoghesi”... ovvero di soggetti che prelevavano un SW “Open Source” e lo trasformavano in un SW “Closed Source” semplicemente facendoci delle modifiche e distribuendo solo gli “oggetti eseguibili” senza rendere accessibili le modifiche fatte, alla comunità “Open Source”…..
Sono nate allora delle associazioni senza scopi di lucro con la specifica missione di dare una “copertura legale” al fenomeno del “Open source” e costringendo così anche legalmente i “cattivi” a sottostare alle “regole”.
Ovviamente la domanda che nasce immediatamente è: se io uso un SW open source per fare un mio prodotto e spendo delle risorse per aggiungere delle parti specifiche di una mia applicazione, come faccio a impedire che tutto il mio lavoro diventi di pubblico dominio ?????
La questione assolutamente sensata e legittima ha portato a delle vere e proprie “tecnologie” per far sì che si potessero usare dei SW Open Source anche per fare dei prodotti “chiusi”: i dettagli sono diversi a seconda delle aree applicative ma in genere si basano sull’isolamento tra diverse parti di un progetto in modo da poter separare chiaramente le parti che si possono non distribuire come “Open Source” dalle parti che si “devono” distribuire come tali.
Una altra domanda che spesso sorge è: ma come fa un soggetto o una azienda che decide di rendere “Open source” una sua “proprietà intellettuale” a rifarsi delle spese di sviluppo e ricevere la giusta remunerazione del proprio lavoro ?
La risposta è abbastanza semplice: chi è interessato ad usare un certo SW perchè “Open” e perchè fa al suo caso applicativo, è anche un soggetto che sa che cosa significa mettere le mani su qualcosa che non si conosce nei dettagli… siccome per usare del SW quasi sempre è necessario “metterci le mani sopra” può essere molto più economico chiedere a chi lo conosce bene di farlo anzicchè mettersi a smanettare da soli… cioè chi intende fare un uso professionale di un pezzo di HW o SW OpenSource sicuramente sceglie di chiedere della consulenza… e ovviamente questa viene pagata.. spesso profumatamente… ma comunque restando conveniente alla fine dei conti.
Quindi si sono creati dei veri e propri nuovi mercati in cui quello che produce ritorni economici agli sviluppatori di Open Source sono i soggetti che intendono fare un uso serio e professionale di quegli oggetti….
Capite bene allora come tutto questo discorso si mappa non gli sperimentatori e per quale motivo oggi è possibile fare sempre più spesso della sperimentazione “leding edge” senza spendere capitali….
Quello che legittima la sperimentazione gratuita è proprio “l’assenza di lucro”…. se questo presupposto viene meno bisogna affrontare le forche caudine delle “regole di utilizzo” dell’Open Source.
Per noi radioamatori tutto questo è una manna... infatti oggi è possibile trovare nell’ambito dell’Open Source praticamente di tutto… dalle cose più semplici alle cose più complesse e di prima mano…
Ovviamente quello che diventa indispensabile è lo spirito di sperimentazione: se io sono uno a cui piace andare in un negozio, sganciare dei bigliettoni e portarsi a casa il giocattolo da accendere e via… ovviamente l’Open Source non fa per me… ma io aggiungerei che in realtà quello che sto facendo non è sperimentazione… ma semplicemente utilizzo da utente qualsiasi di uno “scatolo chiuso” …. cosa ovviamente perfettamente legittima… ma credo non proprio vicino allo spirito dello sperimentatore …
A questo punto mi rendo conto di avervi già tediato abbastanza con le mie chiacchiere… però prima di lasciarvi vorrei farvi toccare con mano un esempio di “Open Source” in un campo che probabilmente non vi aspettate….
KiwiSDR: un ricevitore radio 10Khz-30Mhz in tecnica SDR “Open Source”
Come già vi ho raccontato in qualche puntata precedente la quasi totalità delle radio oggi prodotte usano tecniche digitali: si parla di “Software Defined Radio SDR“… avremo modo di approfondire molto questo discorso in futuro.
Quello che vorrei in questo pezzo di articolo fare è semplicemente accennare a questo progetto rimandandovi ad internet o a futuri approfondimenti per i contenuti dettagliati.
Ormai da svariati anni il tema del SDR è stato oggetto di numerose realizzazioni sia di tipo amatoriale che di tipo professionale: è oggi possibile comprare degli ottimi prodotti … salvo ad avere un cospicuo budget economico per farlo.
Uno dei problemi che poi si incontra immediatamente acquistando tali prodotti è che di fatto ci si trova nella quasi impossibilità di “sperimentare”: infatti la norma è quella di non distribuire il necessario per smanettare su tali prodotti….
Recentemente è stato lanciato un progetto “autofinanziato” con la tecnica del “croudfunding” per realizzare un ricevitore SDR con caratteristiche molto spinte e che fosse completamente “Open Source” sia per quanto riguardasse il SW che l’HW….
Il progetto nel coso di circa due anni di sviluppo è arrivato oggi ad un ottimo livello di usabilità e consente agevolmente a chi ne ha le capacità e la volontà di “metterci le mani” completamente….
Capite allora il valore e la valenza di un simile progetto; per me sperimentatore interessato a fare certe “prove” è sufficiente fare delle piccole modifiche sfruttando il grosso dell’esistente: quindi io mi posso concentrare sulla mia piccola parte che poi semmai posso contribuire al progetto facendolo crescere ulteriormente !!!!!
Per chi è interessato ad approfondire questo discorso basta andare sul sito del progetto KiwiSDR
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