E’ ancora radio questa….????
Oggi pomeriggio in sezione ci siamo incontrati per la riunione del giovedì e in uno dei capannelli si stava parlando, tra vecchi OM, delle ultime novità di cui stiamo discutendo a proposito della nostra rete MESH….
Inevitabilmente il pensiero è volato, con nostalgia, ai vecchi tempi in cui si smanettava con saldatore, cacciaviti, e simili strumenti e si trovava l’eccitazione e il gusto di veder crescere delle creature che, seppure non proprio esteticamente eccezionali, avevano in sè l’alito della vita…. autocostruire era una esperienza eccitante e coinvolgente !
Tra vecchi OM ( avevamo tutti i capelli bianchi…) aleggiava una evidente domanda e constatazione: se confrontiamo una radio di qualche anno fa ad un sistema per comunicare di oggi … si può ancora parlare di radio?
… E’ ancora da radioamatori parlare e fare QSO sfruttando strumenti e tecniche che, almeno apparentemente, non assomigliano neanche lontanamente ai nostri vecchi e cari ricetrans AM/SSB … ?
… ci siamo salutati con questo interrogativo …..
Tornando a casa da solo in macchina, rivivevo le sensazioni che erano emerse durante quella chiacchierata…. e mi rendevo conto che …. qualcosa c’è stato nella esperienza di alcuni di noi radioamatori nel corso degli ultimi decenni…. che forse ci sta privando della possibilità di continuare a vedere il nostro come un hobby “leading edge” all’avanguardia e in grado di darci ancora tantissime soddisfazioni….
La prima domanda che mi sono posto è stata: ma un radiomatore degli anni sessanta-settanta perchè si sentiva uno “allo stato dell’arte” ???
La risposta è stata semplicissima: perchè la radio in quegli anni significava elettronica, telecomunicazioni, fisica dei dispositivi allo stato solido, tecnologia delle linee di trasmissione.…. parecchi tra noi vecchi OM di oggi, che allora eravamo giovani studenti, furono talmente affascinati da decidere di intraprendere come propria attività professionale proprio quelle strade che l’hobby aveva aperto…. altri invece seguirono altre strade conservando però l’interesse e il gusto della radio….
Nei decenni che seguirono queste nostre esperienze giovanili, il progresso è stato impetuoso e ha fatto si che nuove tematiche si affermassero come attributi dell’essere “allo stato dell’arte”…. una su tutte la nascita del computer e del SW che si è imposto quasi come contrapposizione all’HW…..
Per chi ha avuto modo di vivere queste trasformazioni dall’interno in realtà si è trattato di una lenta ma costante evoluzione senza soluzioni di continuità e senza grossi “spigoli”.
Per chi invece osservava dall’esterno questa evoluzione, filtrato dai media e dalle “tendenze” , le cose sono sembrate decisamente diverse e hanno creato la sensazione che il mondo nuovo stesse o volesse ammazzare il “mondo vecchio”….
La realtà è che oggi, purtroppo, la società dei consumi ci ha tolto o ha cercato di toglierci tanti valori tradizionali, sostituendoli con qualcosa che apparendo “innovativo” potesse demolire i vecchi detentori di quei valori e far affermare il nuovo come unico “valore”.
Io penso che sia bello per quelli tra noi che hanno avuto la possibilità di non farsi troppo strumentalizzare da questi trend, provare a smitizzare qualcuno di questi “nuovi valori” riportandoli a quello che sono: delle semplici e oserei dire quasi automatiche evoluzioni rese possibili dalla disponibilità di nuovi strumenti....
Per me “lo spirito del radiomatore” è il reale attributo che ci fa sentire “allo stato dell’arte”.… e la radio oggi è ancora e oserei dire ancora di più la protagonista dell’evoluzione tecnologica se solo si pensa che quelle che ci girano intorno sono le più grandi aziende sullo scenario mondiale…
Tornato a casa ho cercato di trovare qualcosa che potesse servire da pretesto per una chiacchierata concreta in questa direzione...
Lo spunto me lo ha dato internet e riguarda un oggettino che sicuramente qualcuno tra voi conosce e che io invece ho scoperto solo ieri sera: parlo del RTX Baofeng UV5R per i 144/432Mhz …
Si tratta di un piccolo RTX bi-banda cinese che costa intorno ai 30€ su e-bay e che nonostante il costo irrisorio fa una enormità di cose…
L’articolo che vi ho indicato sopra è interessante innanzitutto perchè fa capire cosa oggi un radiomatore può fare… e come il tutto richiami alla mente quello che tutti noi eravamo portati a fare….
Ovviamente nell’articolo non trovate resistenze e condensatori,ma credo non vi sfuggirà lo spirito con cui l’autore sventra l’oggetto, cerca di capirne gli “internals”, si studia lo Schema Elettrico per capire che pezzi ci sono dentro…
Leggendo l’articolo sicuramente noterete che la prima cosa che il nostro amico fa è sbirciare i circuiti integrati presenti e procurarsi i relativi “datasheet”: per vostra curiosità ve li allego:
- il chip principale si chiama RDA1846 e questi sono il rda1846 datasheet e lo RDA 1846 Programming Manual : questo chip (di cui parliamo a seguire) è il cuore della radio.
- c’è poi il chip rda5802e che è un ricevitore FM: il datasheet che spiega cosa fa è il seguente RDA 5802 DataSheet
- un altro chip è il microprocessore EM78P568 il cui datasheet che lo descrive è il seguente em78p568-micro-controller e che rappresenta il cervello della radio
- ci stanno poi una manciata di transistor e chips minori di contorno.
Il ragazzo che ha scritto l’articolo sicuramente è uno a cui piace “vederci dentro” per cui non vi dovete meravigliare della naturalezza con la quale squarta letteralmente il povero giocattolo per scovare segnali e messaggi…. stiamo parlando di un ragazzo come potevamo forse essere noi qualche decennio fa quando avevamo tanto tempo da dedicare all’hobby 🙂
Quello che penso per noi possa essere più interessante è in realtà riflettere su cosa è all’interno del suo chassis una radio oggi: come avrete capito non c’è ombra di condensatori variabili, trasformatori, etc. etc.
Troviamo solo un piccolo circuito stampato sul quale sono appollaiati pochi chips al cui interno però è contenuto tutto il ben di Dio….
Non vi voglio tediare con troppi dettagli ( che in effetti non servono a granchè…) e mi limito a riportarvi sotto una figura estratta dal datasheet del chip RDA 1846 che da solo spiega quasi tutto:
La figura rappresenta lo schema a blocchi della radio ricetrasmittente; proviamo a vedere come è fatta:
- Innanzitutto sotto vedete che bisogna collegare un cristallo al chip: serve per agganciare e pilotare un circuito interno al chip che viene definito “sintetizzatore” e che è un macroblocco programmabile per generare le frequenze di ricezione e trasmissione necessarie sotto il controllo del microprocessore.
- c’è poi un classico “VCO” ovvero un oscillatore controllato in tensione che viene pilotato dal sintetizzatore e genera tre uscite:
- una che alimenta il “PA_driver” che sarebbe il driver dell’amplificatore di potenza per il trasmettitore
- due che vanno in un blocco definito “0/90” che server a produrre due segnali sfasati di 90° ( e quindi come suol dirsi “in quadratura”) per la parte di ricezione
- nella parte superiore del chip c’è la parte di ricezione che consiste in due “mixer” che miscelano il segnale di ingresso proveniente dall’antenna con la coppia di frequenze in quadratura prodotta dal VCO: all’uscita dei due mixer troviamo due segnali analogici anch’essi “in quadratura” ovvero sfasati di 90° e che vengono chiamati segnali I (In Phase) e Q (Quadrature)
- i due segnali I/Q vengono convertiti da analogico a digitale tramite i due blocchetti “ADC Analog Digital Converter” in modo da avere due sequenze di numeri che rappresentano in formato digitale i due segnali analogici I/Q.
- La parte Blu a centro della parte superiore del chip è il vero e proprio cuore del chip: si tratta di un DSP ( Digital Signal Pocessor) che è un vero e proprio microprocessore matematico specializzato nel realizzare algoritmi di calcolo numerico a velocità estremamente elevata; questa macrocella riceve dal microprocessore esterno al chip un vero e proprio programma SW che realizza tutte le operazioni di modulazione e demodulazione, generazione dei toni, codici , etc,. etc. che le specifiche dell’apparecchio citano.
- Ovviamente come tutte le radio c’è bisogno di attaccare all’affare un microfono ed un altoparlante: allo scopo abbiamo due ulteriori blocchetti in alto a destra:
- un convertitore DAC (Digital Analog Converter) che serve a produrre a partire da delle sequenze di numeri prodotte dalla parte DSP, il segnale analogico per pilotare l’altoparlante
- un convertirore ADC ( Analog Digital Converter) per addurre al DSP in formato numerico il segnale analogico che proviene dal microfono.
- Infine in basso a destra in blu troviamo finalmente il collegamento tra cuore e cervello della radio: è l’interfaccia tra il circuito RA1846 ed il microprocessore che svolge tutte le operazioni di controllo della radio e di interfaccia con l’operatore ( es. tastiera, display, leds e tastini vari).
Come potete notare sembra un percorso lunghissimo… in realtà però avrete notato che ci trovate all’interno tutti i blocchi funzionali di un classico ricevitore a conversione diretta che forse noi in gioventù abbiamo costruito con quattro transistori….
Quale è allora la differenza tra questa radio e la nostra radio a conversione diretta di qualche decennio fa ?
… basta leggere le specifiche del giocattolino… e restare allibiti dei 30 € che costa !!!!!!
Dove voglio arrivare: nel giocattolino in realtà ci sta la perfetta normalità delle cose di oggi… frutto del progresso tecnologico e degli aspetti industriali che ne derivano…
la magia sta semmai nel riuscire ad accettare che oggi non si ragiona più a transitor e condensatori, ma a concetti…
Giusto per dirne una: i due mixer di cui parlavamo prima forse ci ricordano il demodulatore SSB a sfasamento di cui tutti parlavamo anni fa come una cosa irrealizzabile in quanto era troppo delicato… ora si fa senza nessuna difficoltà con pochi diodi all’interno di un chip… come pure la produzione delle due portanti in quadratura…
Come vedete oggi magicamente si fanno cose complessissime apparentemente senza nessuno sforzo e a costi irrisori….
Potremmo continuare a cercare e trovare altri paragoni ma le cose non cambiano.
Ovviamente mi aspetto una vostra osservazione: oggi non c’è più gusto a smanettare…. ERRORE ! come avrete intuito se proprio uno ci tenesse si può smanettare tranquillamente ( vedi il ragazzo dell’articolo)... il discorso è che si lavora ad un livello di “sistema” piuttosto che di componente.
Noi che veniamo dall’esperienza “dei componenti” dobbiamo semplicemente decidere di dare fiducia a chi fa “i blocchi funzionali” e cercare di vedere come sfruttarli al meglio per fare cose ancora semmai più complesse: e’ la logica della progettazione “stratificata” ovvero a strati dove ogni strato si accontenta di sapere cosa fanno gli strati inferiori, senza necessariamente saperne tutti i dettagli, e concentrandosi su quello che il nostro strato deve fare a beneficio dello strato “superiore”.
sin da scuola mi è sempre piaciuta l’elettronica,per cui comprando riviste mi sono
sempre aggiornato-quando l’elettronica subbrendòsulle navi ed ad un corso di aggior-
namento eseguito presso l’Ansaldo di Genova-mi fu tutto facile e così a bordo delle
navi-per cui sono del tutto d’accordo-caro Mike-del tuo articolo-Grazie e cari
saluti Nereo
Ancora complimenti per il nuovo articolo,riflessioni del modo nuovo di
auto costruzione che non sempre si riesce a capire ,sognando ancora le vecchie
valvole e componenti vari impossibili da reperire. 73 by iw8 fei
bell’articolo, che però mi ha fatto rendere sempre più conto della mia ignoranza in materia. Mi stavo affascinando ad Arduino che con una sola scheda permette fare svariate cose ma, ho dovuto desistere non avendo tempo per studiare come utilizzarlo.
Ora spero di riuscire a fare qualcosa di positivo per la rete MASH visto che non sono solo!!!!
… certamente con arduino eri sulla buona strada… in realtà paradossalmente lavorare con arduino è abbastanza più complesso che lavorare con dispositivi basati su linux come è il nostro caso.
Il motivo base è che con arduino si lavora a basso livello e quindi è necessario entrare in una serie di dettagli che lavorando con un sistema operativo più evoluto sono virtualizzati e quindi più facilmente gestibili senza conoscere tanti dettagli…